Il nome curioso di questo formaggio deriva dalla consuetudine inveterata di conservare le cose preziose in una "teca", in uno scrigno di protezione.
Nel nostro caso il bene prezioso è il burro e, se è vero che la necessità aguzza l'ingegno, la carenza di carta vegetale ha portato i nostri avi casari ad avvolgere le sfere di burro con la pasta filata di caciocavallo. Questa operazione, fatta ovviamente "a mano" ha coniato, dalle due parole "mano" e "teca" la "manteca".
La maestria dei casari ha poi aggiunto alla sfera di pasta con al centro il burro una piccola testa con relativo naso et voilà ecco la manteca esempio di vera e propria arte casearia. In tale scrigno il burro si conserva anche per mesi.
Al taglio, che si effettua dal fondo, si nota una sfoglia a forma di corona circolare sottilissima (ed è in ciò l'abilità del casaro ed il suo "segreto" di lavorazione) con al centro una fetta omogenea di burro giallo oro. Il burro contenuto nella manteca è quello "di primo affioramento" e quindi consigliamo di utilizzarlo per nobilitare crostini e bruschette o come base per piatti di pasta, riso, ravioli etc.